L’erba sintetica è un tipo di pavimentazione realizzato con materiali plastici che simula alla perfezione i prati di erba naturale. Oggi questo tipo di campo ha raggiunto un ruolo molto rilevante nel settore sportivo, viene considerato infatti come una vera e propria soluzione da valutare fin da subito quando si vuole realizzare un nuovo impianto.
Quella dell’erba sintetica è una storia basata sull’evoluzione tecnica di questi manti, il cui obiettivo ultimo è sempre stato quello di creare nuove soluzioni che fossero sempre più adatte alle performance degli atleti.
Tutto è iniziato negli anni ’60, quando venne installato il primo campo di erba sintetica nel Reliant Astrodome, un palazzetto dello sport di Houston, in Texas (USA). Essendo questa struttura al coperto, l’erba naturale non poteva crescere bene per la mancanza di sole, dunque si è optato per un manto in erba artificiale.
Negli anni ’70 si diffuse una nuova tipologia di manto, successivamente definito “di prima generazione”, formato da filati di nylon abrasivi molto fitti. Venne utilizzato per la prima volta per il football e per l’hockey negli Stati Uniti.
Negli anni ’80 nacquero i “manti di seconda generazione”: filati in propilene alti circa 35mm, un po’ meno abrasivi rispetto a quelli di prima generazione, con intasi in sabbia silicea. In Italia, lo sviluppo di questo manto va di pari passo con la diffusione del calcio 5.
I “manti di terza generazione” furono invece la novità degli anni ’90: filati morbidi in polietilene lubrificato, con intasi in granulo di gomma riciclata SBR che avvicinavano di molto il manto in erba artificiale al capo di erba naturale (in termini di comfort e di caratteristiche biomeccaniche). Questa generazione è quella che si è concentrata maggiormente sugli assorbimenti degli shock e sulla riduzione degli infortuni da caduta dovuti a frizione.
Dal 2000 invece cominciano a diffondersi i “manti di ultima generazione”.
I campi sintetici di ultima generazione si confermano come una scelta valida per i numerosi vantaggi che presentano e che li rendono altamente competitivi rispetto ai campi in erba naturale tradizionali: questa quarta, e ultima, generazione riesce a distinguersi dalle altre proposte in commercio per la migliore qualità e per la maggiore varietà di filati che propone. Il manto richiede poca manutenzione (il che si traduce in risparmio sia di tempo che di costi di gestione) e in generale offre una maggiore possibilità di utilizzo, per tempi prolungati e allenamenti più frequenti.
La scelta dell’erba sintetica di ultima generazione si rivela dunque conveniente sia per gestori dell’impianto che per atleti.
Come afferma la premessa dell’ultima edizione del Regolamento approvato dalla Commissione federale nel 2018, in Italia, la Lega Nazionale Dilettanti (LND) è l’associazione che ha il compito di dettare “le norme sulla realizzazione dei campi da calcio in erba artificiale e sui relativi materiali”.
Il Regolamento LND stabilisce le procedure per il collaudo, per l’omologazione del campo e, oltre alle procedure amministrative e ai test prescritti, definisce quello che deve essere inteso come il “sistema” erba sintetica. Questo “sistema” comprende numerosi elementi: la fibra, l’intaso prestazionale, l’intaso di stabilizzazione, il sistema incollaggio teli, il sottotappeto elastico e il sottofondo e, per ciascuno di questi, il Regolamento riporta tutti i riferimenti normativi utili per definire i requisiti tecnici necessari a superare i test prestazionali che verranno poi eseguiti sul campo (rimbalzo verticale e angolare, rotolamento della palla, assorbimento dello shock…). Importante da sottolineare è il fatto che, come riporta la stessa premessa del Regolamento citata sopra, gli studi e le ricerche effettuati dalla LND hanno comportato una sensibile variazione di alcuni parametri, riguardanti sia i movimenti del giocatore, che la tipologia di materiali da intaso prestazionale e dei materiali impiegati per i sottotappeti elastici, come anche la fibra del ciuffo d’erba che forma il manto erboso.
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